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L’EMBLEMA DI UN SECOLO

 Nel loro lungo e periglioso cammino verso l’evoluzione, gli uomini hanno continuamente interrogato la realtà per carpirne l’intima natura e scoprirne i significati più nascosti.

Come scriveva Aristotele ciò che originariamente spinse gli uomini alle prime ricerche fu la meraviglia: il senso di stupore che induceva a interrogare e interrogarsi, ad indagare sui quesiti, almeno apparentemente, senza risposta.

Passo passo l’uomo abbandona l’atteggiamento di sorpresa e commozione di fronte a ciò che disconosce per realizzare tecniche e metodi empirici e razionali: nasce, così, quello che noi, oggi, definiamo processo di ricerca scientifica.

Processo di ricerca che ha permesso di  perfezionare ed accrescere le nostre condizioni di vita, che ci ha reso un paese civilizzato e all’avanguardia in molti settori, portandoci al livello delle altre grandi nazioni. Tantissime sono state le scoperte scientifiche e le conseguenti innovazioni in tutti gli ambiti della nostra realtà, da quello, prettamente, medico, a quello sociale e, soprattutto, economico.

Senza dubbio alcuno il nostro tenore di vita si è elevato, viviamo negli agi e nelle comodità, riusciamo a soddisfare i nostri bisogni primari e, spesso e volentieri, anche quelli superflui. Nonostante, comunque, i miglioramenti prodotti dalla scienza, il senso più profondo e autentico della ricerca e del progresso, è andato perso strada facendo e l’uomo si ritrova a vivere, alle soglie del terzo millennio, in una sorta di paradiso artificiale: i grandi complessi tecnologici hanno preso il posto delle imponenti cattedrali, la tv satellitare ha sottratto tempo ed energia alla carta stampata. Non si legge più, non si dialoga più, non si scrive più.

Carta e penna? Lunghe ed interminabili lettere? Basta una e-mail.

Libri e giornali? C’è internet.

Le agevolazioni sono numerose, così come, i benefici ma è fuor di dubbio che un po’ di     “magia” si è persa; meno fatica, sì, ma anche e soprattutto, meno gioia, meno entusiasmo. Non sarà certo un caso se la nostra è considerata l’epoca dell’angoscia, dello stress emotivo causato da esigenze economiche conflittuali, da bisogni insoddisfatti nonostante lo sfrenato consumismo, dal senso di inutilità e infruttuosità.

La tecnologia è, dunque, lo strumento più efficace per generare ricchezza e potere anche a discapito di ogni morale o ideologia. La folle corsa degli scienziati per mettere a punto ordigni nucleari o chimici, le inquietanti prospettive aperte dall’ingegneria genetica e dalla manipolazione delle cellule umane, tutto ciò induce ad una domanda: la scienza di  oggi  è ancora al servizio dell’uomo? Quella scientifica può essere ancora considerata la ragione per eccellenza orientata a soddisfare i bisogni naturali dell’uomo?

I timori di uno sviluppo scientifico indipendente dalla dimensione etica e storica non sono del tutto infondati ma non va dimenticato che la scienza, in quanto tale, è determinante per la collettività ed è essenziale recuperarne il pieno controllo riconducendola al suo impegno originario dell’uomo per l’uomo.

 Samantha Catalioti