1. — LA PROPOSTA DI LEGGE DELL’ON. PARATORE

Dall’On. Paratore è stata presentata alla Camera dei Deputati una proposta di legge per la costituzione in Comune autonomo della bor­gata di Capo d’Orlando, concepita nei seguenti termini:

«Art. 1. — La frazione di Capo d’Orlando, ivi comprese le contrade di Piana, Forno, Vina, Piscittina, Malvicino, Zappulla, San Gregorio, San Martino, Scafa, Certari, Santa Domenica, Maina, Crocevia, Bagnara, Caria, Catutè è costituita in Comune Autonomo, distaccandosi dal Co­mune di Naso, in provincia di Messina.

«Art. 2. — Il Governo del Re è autorizzato ad emanare le disposi­zioni per la esecuzione della presente legge». 

La notizia appena pubblicata dai giornali ha destato fra i cittadini di Naso un grande fermento, e in una riunione, tenutasi il 9 Febbraio 1923, in mancanza dell’Amministrazione ordinaria, essendo il Comune retto da un Commissario, si è proceduto alla nomina di un Comitato per provvedere alla difesa del paese.

Ora noi del Comitato, come tutta la cittadinanza di Naso, non facciamo carico all’On. Paratore di non avere mai visitato questi luoghi e di non conoscere tanto meno le varie contrade elencate da lui nella sua proposta di legge, perchè più gravi cure di Stato certamente glielo avranno fin oggi impedito.

Dobbiamo però manifestare la nostra sorpresa e il più vivo rammarico per la maniera un po’ troppo facile e spedita con la quale egli ha creduto di dare ascolto a inesatte e insincere informazioni e di av­valorare coll’autorità del suo nome e della sua eminente posizione par lamentare l'insano tentativo di spezzare i’unità organica, naturale e storica del Comune di Naso, di sconvolgere e annientare la integrità economica finanziaria demografica e territoriale del paese, di dissolvere e disperdere i vincoli di solidarietà, i costanti rapporti d'interesse e la comunanza di vita che ha la campagna col Centro.

Nella relazione che accompagna la proposta di legge, l'On. Paratore enumera e spiega i motivi di fatto e di diritto per cui egli si è indotto a proporre la. costituzione in Comune autonomo della frazione di Capo d’Orlando e contrade vicine, ma in tale relazione non vi sono che mutuati e trascritti letteralmente alcuni brani di un memoriale che più tardi si è stampato e distribuito in apposito opuscolo a cura di un cosi detto Comitato pro Autonomia di Capo d’Orlando.

Per ristabilire la verità così gravemente offesa dagli autonomisti orlandini, per illuminare il Parlamento, l'opinione pubblica e le Autorità responsabili e competenti, per difendere l'antico e importante Comune di Naso minacciato nella sua esistenza e nel suo avvenire, per salvare financo Capo d'Orlando e le numerose altre contrade da un immancabile disastro, ci proponiamo di rispondere brevemente al fa­moso memoriale che ha fornito gli elementi ed è servito di base alla proposta di legge dell'On. Paratore.


2. — SITUAZIONE TOPOGRAFICA, DEMOGRAFICA E CENNI STORICI DEL COMUNE DI NASO.
 

      Naso è uno dei più importanti Comuni della provincia di Messina. La configurazione topogràfica del suo territorio è quella di un tronco di cono, alla cui sommità, a 493 metri sul livello del mare, trovasi il centro abitato. La base inferiore, circoscritta da confini naturali, e cioè il mar Tirreno ei due fiumi Naso e Zappulla, è nella sua periferia egualmente distante dal Centro circa 7 chilometri e mezzo (vedasi carta topografia del Comune di Naso redatta dall’Istituto Geografico Mili­tare). Il territorio che si svolge sui fianchi e alle falde, declinando con dolce pendio sino al mare e ai due fiumi laterali è attraversato dalla strada rotabile nazionale Capo d’Orlando-Randazzo e dalla provinciale Messina-Palermo, che s’incrociano, ed è solcato da una vasta rete di vie comunali e vicinali, ampie e comode, che partendosi dal Centro abitato, a guisa di raggiera, uniscono e congiungono le diverse contrade fra loro e tutte col Centro. Esso è coltivato a cultura arborea ed intensiva ed è diviso e spezzettato in piccole proprietà.

La popolazione dell’intero Comune, secondo i risultati del censi­mento 1921, è di 13470, di cui 12502 presenti con dimora abituale e 968 assenti temporanei. Quella residente nel Centro abitato è di 2627; il resto, ossia l’enorme maggioranza, è sparsa e vive in aperta campagna, dove in ogni fondo esiste una casa o un gruppo di case abitate. E’ quin­di una serie interminabile di abitazioni poste l’una a pochi metri dall’al­tra, e qua e là sorgono nuclei più densi di popolazione; fra questi la frazione Malò con 468 abitanti e quella di Capo d’Orlando che con le adia­cenze ne conta 1549, di cui presenti 1335.

La distribuzione della popolazione in cosi larga scala nella campagna e la fitta rete stradale costituiscono la ricchezza e la sicurezza del territorio.
     Il paese è di origine antichissima. Nei primi secoli dell’era cristia­na fu asilo di pastori e di pellegrini, ma verso l’800 prese un notevole sviluppo e acquistò maggiore importanza essendo state distrutte e abbandonate le due città vicine, già colonie greche, Agatirso e Naxida, i cui abitanti per sottrarsi alle scorrerie e agli assalti dei pirati e dei saraceni si rifugiarono in Naso, allora denominata Neso. Esposto a varie incur­sioni, cadde prima sotto la dominazione dei Normanni e, per concessio­ne di Ruggero II, in regime feudale, passò poi, dal 1109 al 1570, sotto la Signoria di una lunga serie di Baroni successivamente delle famiglie Barresi, Alagona, Cardona e Aragona. Poscia da semplice baronia si tramutò in contea e tale rimase fino al 1788, nel quale anno, primo fra tutti i paesi di Sicilia, scosso il giogo del suo ultimo Conte Giovan Diego de Sandoval, cominciò a reggersi liberamente a Comune sotto la sovranità Regia. Del periodo medioevale e feudale si vedon tuttavia i segni e le testimonianze: le mura attorno all'abitato, le porte della città e gli avanzi del Castello, sede ordinaria dei Baroni e dei Conti.


3. — LA BORGATA DI CAPO D’ORLANDO — SUA ORIGINE RECENTE

Dalla costa si protende e si innalza sul mare il promontorio o Capo d’Orlando, sulla cui cima il Conte di Naso Girolamo Ioppolo, accanto a un suo Castello, fece costruire nel 1600 un Santuario. A piè del pro­montorio, verso ponente, sorge la borgata omonima. Questa borgata è di origine recente. Prima del 1890 non vi erano che pochissime case, per lo più a pian terreno, di marinai o pescatori, e poche altre case che alcune famiglie di Naso vi avevano fabbricato per ragioni di vicinanza alle rispettive proprietà, o di villeggiatura o dei bagni in estate. Vi erano poi una o due filande per la industria della seta essendo la cam­pagna intorno coperta a gelsi.
        Nei secoli precedenti, durante il periodo feudale, Capo d’Orlando nei rescritti e nei decreti di investitura viene soltanto ricordata pel suo castello (Castrum Capitis Orlandi). In questo, come nell’altro esisten­te nella contrada Malvicino o Bastione, sino al secolo XVIII, stava a guardia un certo numero di soldati agli ordini del Capitan D’Arme; en­trambi i Castelli appartenevano al Signore di Naso.

Nelle storie di Naso e nelle cronache di Sicilia Capo d’Orlando vie­ne anche ricordata per una battaglia navale avvenuta in quelle acque fra Giacomo e Federico Aragonesi (1299), mentre era Barone di Naso Blasco I Alagona che in quella occasione intimò il servizio militare « prò terra Nasi et Castro Capitis Orlandi ». Poiché nei tempi andati, in mancanza di strade, il mare era la sola via di comunicazione e sulla spiaggia affluivano dall’interno o sbarcavano viaggiatori e mercanzie, la località sottostante al promontorio, e che venne a costituire la nuova terra di Capo d’Orlando, precisamente il feudo Trabucco, dove ora sorge la borgata, veniva ceduta in fitto dai Signori di Naso e vi erano gover­natori e allogatori, i quali avevano la cura e sorveglianza dei naviganti, del commercio, della pubblica sanità e rilasciavano i passaporti. Più

tardi però con la scomparsa del feudalismo questo movimento venne a cessare, e quando, in epoca recente, si istituì un servizio regolare di piroscafi sulla costa settentrionale della Sicilia, il punto di approdo per Naso e i vicini paesi dell’Interno fu la cala di S. Gregorio. Cosicché Capo d’Orlando non ha mai avuto, nè poteva avere, come agglomerato di case e come nucleo abitato, un territorio e una popolazione aventi un’Amministrazione indipendente o quanto meno distinta dal territorio e dalla popolazione di Naso, da poiché fino a pochi anni addietro, come si è detto, non vi sono state ivi che pochissime case di pescatori e di ma­rinai. Infatti Capo d’Orlando, prima del 1890, veniva comunemente intesa col nome di casale.

Con l’apertura della strada rotabile Capo d’Orlando-Naso-Randazzo e con la costruzione della ferrovia nonché della stazione di Naso nei pressi di Capo d’Orlando (1892), accanto alle vecchie case quivi esistenti ne sorsero delle nuove, e per ragioni di lavoro o di affari vi accorsero e si stabilirono, definitivamente o temporaneamente, altre famiglie. La trasformazione inoltre che nella contrada Piana i proprietari di Naso operarono dei loro gelseti in estesi é floridi agrumeti fece sorgere degli speculanti agrumari, di cui qualcuno andò a trasferirsi in Capo d’Or- lando. E la emigrazione dei marinai e pescatori avvenuta nel decennio anteriore alla guerra determinò coi risparmi accumulati la costruzione di altre case; di guisachè Capo d'Orlando raggiunge oggi 1549 abitanti.


4. — L'INCREMENTO DI CAPO D'ORLANDO SI DEVE PRINCIPALMENTE AI NASITANI E AL COMUNE DI NASO

      Gli agitatori dell’autonomia orlandina asseriscono che «il progresso economico e l’ingrandirsi della borgata non è stato accompagnato «dalle cure delle Autorità locali che lasciarono crescere un centro tanto «importante senza alcuna guida e non vi hanno provveduto per un «piano regolatore, acquedotto, cimitero ecc.»; «che il Capoluogo non seppe o non volle comprendere tutto il suo dovere verso una frazione tanto «rigogliosa»; «che l’ostilità del capoluogo contro la richiesta di un cimitero è stata feroce e insensata»; che migliorare le condizioni della «borgata per i dirigenti della politica nasitana ha significato affrettare «il giorno dell’autonomia e però ne è stato ostacolato l’incremento».

Orbene, se Capo d’Orlando non è più un casale ma una borgata, ciò si deve quasi esclusivamente ai nasitani e al Comune di Naso.

A Capo d’Orlando convengono i nasitani perchè ivi è il loro scalo! ferroviario (stazione Naso-Capo d’Orlando); da Capo d’Orlando passano i nasitani per recarsi alla Piana di Naso dove sono le loro migliori e più importanti proprietà; in Capo d’Orlando i nasitani svolgono i loro affari ed eseguono i loro contratti per la compravendita dei limoni, che è il- principale prodotto della loro Piana e delle Fiumare, oltre che di altri cespiti; a Capo d’Orlando i nasitani vanno e si fermano nella stagione estiva pei bagni; molti nasitani per ragioni di lavoro o di commercio abitano in Capo d’Orlando, mantenendo integri e costanti i loro rapporti dì interesse col Capoluogo. Buona parte delle case di Capo d’Orlando si appartiene a nasitani, o perchè avute in retaggio o perchè da essi co­struite. Il primo dei tre mulini-pastifici che oggi si contano in Capo d’Orlandò è sorto ad opera di un nasitano (Lo Sardo). La prima delle due fabbriche di mattonelle a cemento esistenti in Capo d’Orlando è stata impiantata da un nasitano (Carlo Stella). Lo stabilimento di deri­vati agrumari è stato fatto da nasitani residenti in Naso (fratelli Giuffrè) ed a costoro si appartiene. Il deposito e negozio di concimi chimici è, di un nasitano (Dott. Bontempo). Le due farmacie sono state aperte e vengono gestite da nasitani. Nasitano è il macellaio, lo stagnino, l’orologiaio ecc.; nasitano è il medico condotto, lo spazzino ed altri agenti Comunali.

E si ha intanto il coraggio di scrivere e di proclamare che i nasitani hanno ostacolato l’incremento di Capo d’Orlando, essi, che con prefe­renza impiegano in Capo d’Orlando i loro capitali e svolgono la loro attività, perchè la borgata rappresenta ed è per essi non solo la sede principale dei loro affari, ma la loro spiaggia, il loro quartiere marittimo, la loro stazione balneare, la continuazione del loro abitato verso mare, come sono ad esempio, con le debite proporzioni, Mondello e Sferracavallo per Palermo, Ognina per Catania e la riviera del Faro per Messina.


                                         
5. — OPERE E SERVIZI PUBBLICI IN CAPO ©’ORLANDO

      D’altro canto le varie Amministrazioni che si sono succedute al Co­mune dal 1890 ad oggi, e sono state completamente o prevalentemente composte di elementi nasitani ossia del Capoluogo, non hanno mai ba­dato a spese e a sacrifici per migliorare la borgata e per dotarla di tutti i servizi pubblici, e lo hanno fatto sempre di propria iniziativa senza aspettare le richieste di quei borghigiani.

     A Capo d’Orlando si è istituito gradatamente il medico condotto, la levatrice condotta, lo spazzino, la guardia municipale, l’ufficio di Stato Civile (nascite, matrimoni e morti), l’illuminazione pubblica, un ufficio daziario distaccato, una sezione elettorale, la verifica metrica che si esegue sul luogo. Ad iniziativa del Comune che ha pagato la sua quota di concorso si è finalmente ottenuta nel 1908 l’istituzione di un ufficio telegrafico, e più tardi di una caserma di carabinieri. Recentemente il Patronato scolastico di Naso vi ha fondato una colonia marina e l’Amministrazione Comunale ha già avviato le pratiche per un Ufficio telefonico.

ISTRUZIONE PUBBLICA.

L’istruzione pubblica in Capo d’Orlando è stata dal Comune di Naso promossa e favorita con vivissimo speciale interessamento. Nel 1895 vi era una sola scuola mista. Successivamente il Comune ha provveduto all'apertura di nuove scuole, ed altre, sempre su richiesta del Comune, ne sono state aperte in seguito dall’Amministrazione Scolastica. Oggi in Capo d’Orlando vi sono sette scuole! Ed ognuna delle altre contrade che gli agitatori dell’autonomia di Capo d’Orlando vorrebbero staccare dal capoluogo, ha, come del resto tutte le contrade del territorio, la sua scuola. 

ACQUA.

Ad opera del Comune di Naso, Capo d’Orlando è provvista di acqua potabile nell'abitato. Nel 1904 si approva il progetto, nel 1905 si con­trae il mutuo e si dà mano ai lavori, nel 1909 si aumenta la quantità del­l’acqua, acquistandosi e immettendosi nella tubolatura altre tre sorgive. Si sono spese in tutto oltre Lire 60.000, cifra abbastanza rilevante in quei tempi. Attualmente nelle tre piazzette di Capo d’Orlando scorrono tre fontanelle, e gli autonomisti gridano che la borgata è senza acqua po­tabile. In Naso, invece nel Capoluogo, la più vicina fontana è a due chilometri di distanza dall’abitato e si paga da 30 a 40 centesimi una brocca di 12 litri d’acqua portata a spalla d’uomo. Se dal lato tecnico l’acquedotto di Capo d’Orlando è riuscito difettoso ciò non toglie che il Capoluogo non si sia interessato per dare alla borgata l’acqua potabile, e per ovviare agli inconvenienti della cattiva conduttura e per aumen­tare ancora di più la quantità dell’acqua, il Comune ha fatto eseguire un nuovo progetto, che trovasi in corso di approvazione ministeriale, per una spesa preventivata di L. 388.205,00.

PIANO REGOLATORE E DI AMPLIAMENTO.
     

Il Comune ha provveduto per la costruzione di un cimitero, 27 Ottobre 1883, di espropriare delle così dette terre di Capo d’Orlando o piano della fiera. nel 1908 fa una transazione col proprietario Piccolo e, previo progetto dell’Ing. Drago, vende in lotti il terreno avuto, allargan­do così e migliorando l’abitato di Capo d’Orlando. Indi nel 1910 dà incarico allo stesso Ing. Drago di compilare il piano regolatore di am­pliamento della borgata. Tale piano regolatore approvato dal Consiglio Comunale dal 8 Febbraio 1911, al 10 Maggio 1911 e in seguito per modiflche a 30 Settembre 1913, viene fin da allora osservato scrupolosamente e in Capo d’Orlando sono state in conseguenza costruite o sono tracciate strade interne della larghezza di metri 13.50. Il Capoluogo intanto non ha ancora il suo piano regolatore. Non è certamente facile trovare in
Italia un altro Comune che come Naso si assoggetti a tanto lavoro ed a tanta spesa a favore della sua borgata che conta appena 1500 abitanti, e non dimeno i Sigg. autonomisti di Capo d’Orlando osano negare pubblicamente l’esistenza del piano regolatore e lo fanno persino negare all’On. Pagatore nella sua relazione alla proposta di legge.

CIMITERO.

Il Comune che già precedentemente aveva provocato il R. Decreto d’Orlando. A 17 Novembre 1920 il Consiglio ad unanimità di voti prende la relativa deliberazione e dà l’incarico all’Ing. Trifiletti per la redazione del progetto. Poiché questi declina l’incarico, viene nominato l’Ing. Rumore. A 31 Agosto 1921 si sceglie il locale nel fondo Valenti e più tardi definitivamente nel fondo Giuffrè. Ma nel settembre 1922, mentre il Comune svolge le necessarie pratiche tecniche e finanziarie, gli autonomisti di Capo d’Orlando inscenano il seppellimento di un ca­davere nella proprietà privata e gridano: Naso non vuol dare il Cimite­ro a Capo d’Orlando! Naso, però, senza punto turbarsi, lascia che anche in seguito le tumulazioni si facciano nell’improvvisato cimitero e con­tinua lo svolgimento delle pratiche intraprese per la definitiva costru­zione del Camposanto. Difatti il progetto dell’Ing. Rumore è stato già presentato per un preventivo di L. 174.000 ed è in corso di approvazione. Il Cimitero ed il secondo progetto per l’acquedotto importano in com­plesso un preventivo di L. 652.000.

Quali servizi pubblici dunque mancano in Capo d’Orlando, perchè li assertori dell’autonomia si sentano autorizzati a ripetere « ché il Capoluogo non ha saputo o voluto comprendere il suo do­vere verso quella frazione? » O piuttosto il Comune non ha tra­scurato e sacrificato il Capoluogo a vantaggio della borgata? E quali agitazioni non hanno fatto la popolazione e i rappresentanti di Naso nell’interesse di Capo d’Orlando forse più che nell’interesse del Capoluogo? Basti ricordare fra tutte la lotta iniziata fin dal 1863 e ter­minata poi vittoriosamente perchè la strada rotabile partendo da Randazzo avesse sbocco a Capo d’Orlando invece che a Brolo o in altra località; l’altra lotta vivissima negli ultimi anni, antecedenti alla guer­ra e coronata da successo, perchè anche il tronco di ferrovia secondaria che fa capo a Randazzo cominci da Capo d’Orlando, e le varie altre agitazioni perchè la stazione ferroviaria non fosse una semplice fermata, e per l'ingrandimento della stazione stessa, e per la costruzione d’una tettoia, ecc. ecc.

A tutto questo poi è da aggiungersi che il Capoluogo ha sempre dato a Capo d’Orlando una larga rappresentanza nel Consiglio e nella Giunta municipale, pur costituendo la borgata una sparuta minoranza del corpo elettorale. Infatti in ogni elezione amministrativa ha fatto parte delle varie liste di maggioranza un buon numero di candidati orlandini, ed è soltanto da pochi mesi che in seguito a uno screzio fra la Giunta Municipale e il leader dei consiglieri della borgata, si è tirato fuori il programma dell’autonomia.

In conclusione pertanto Naso e Capo d’Orlando non hanno contra­sto ma identità e comunanza di interessi, per ragioni di topografia, di comunicazioni, di industria e di commercio, e i loro rapporti di vita e di affari sono legati e intrecciati; i cittadini e il Comune di Naso, lungi dall’ostacolare lo sviluppo di Capo d'Orlando vi hanno contribuito lar­gamente e vi cooperano tuttavia: Capo d’Orlando cui il Comune di Naso ha rivolto con predilezione le sue cure e il suo interessamento è dotata1 di tutti i servizi pubblici.


6. — CAPO D’ORLANDO NON HA I REQUISITI PER ESSERE COSTITUITA IN COMUNE AUTONOMO
.

POPOLAZIONE
       
      Se Capo d’Orlando non ha giustificato motivo di insorgere contro Naso e di chiedere la sua autonomia, non ha tanto meno i requisiti di legge perchè possa legittimamente pretendere di costituirsi in Comune autonomo.

La sua popolazione complessiva è di 1549 abitanti, di cui 1335 presenti con dimora abituale e 214 assenti temporanei, secondo i risul­tati del censimento ufficiale 1921. Dal quadro riassuntivo del censimento risulta pure che nella Sezione C, ossia Capo d’Orlando, sono comprese altre 2335 persone abitanti in aperta campagna, ma quest’altra popolazione non deve tenersi in conto, «non permettendolo la configurazione! delle varie Sezioni in cui venne diviso il Comune di Naso per le operazioni di censimento», come rilevano gli stessi autonomisti orlandini nel loro memoriale.
     La ripartizione del territorio del Comune ai fini del censimento non è stata fatta, nè in quest’ultimo nè nei precedenti, avendosi riguardo alla maggiore o minore distanza delle diverse contrade col Centro o colle due borgate (Malò e Capo d’Orlando), ma col criterio di una più equa e proficua distribuzione di lavoro tra gli impiegati addetti. Infatti le suddette 2335 persone sono sparse ed abitano in ben 20 contrade di cui la maggior parte è più vicina a Naso che a Capo d’Orlando, come ad esempio Cannavera, Mazzante, Serro Agnelli, Brucoli, Volpitto ecc. che non sono comprese nel progetto di legge per l’autonomia.

     L’art. 120 del Nuovo Testo Unico della legge Comunale e Provinciale 4 Febbraio 1915 dispone che le borgate o frazioni possono chiedere di essere .costituite in Comune autonomo quante volte abbiano, tra l’altro, una popolazione non minore di 4.000 abitanti; quindi Capo d’Orlando con 1549 abitanti non ha il primo requisito necessario per l’autonomia, cioè il numero della popolazione. E allora, contro l’ostacolo della legge, gli autonomisti escogitano il rimedio di considerare come facenti parte di Capo d’Orlando e come una naturale continuazione della borgata il territorio di numerose contrade e la popolazione sparsa nell’aperta campagna, e di contrada in contrada, allargandosi e spingendosi, arrivano a fissare il limite della loro pretesa circoscrizione fino a tre chilometri dal Centro. Sol che vi aggiungano un’altra sola contrada, la Cresta, ed eccoli addirittura alle porte dell’abitato di Naso Inoltre il «Comitato pro autonomia ha cura di eseguire un censimento, avendo ragione di pensare che quello ufficiale del 1921 sia stato eseguito male». In tal modo il numero della popolazione che s’intende raggruppare diventa di circa 7000 cioè più della metà dell’intero Comune.

Gli outonomisti orlandini dimenticano però che i Comuni non sono creazioni artificiose o costruzioni mentali più o meno arbitrarie, ma sono invece, come le nazioni, formazioni storiche ossia organizzazioni politiche formatesi gradualmente per un lento e costante processo di differenziazione e di sviluppo. Capo d’Orlando per la sua formazione di recente data e per la diversa provenienza e condizione dei suoi pochi abitanti non ha ancora raggiunto quel grado di coesione, di vita collettiva e di capacità amministrativa necessario per costituire un nuovo Comune. Non ha nemmeno una chiesa pubblica eccetto il piccolo santuario sulla cima del promontorio.

Le contrade poi che si vorrebbero incorporare non formano un unico territorio di cui Capo d’Orlando è il centro. Se i contadini vanno talvolta a Capo d’Orlando per l’acquisto di generi, per il medico, per la levatrice, per le farmacie, vanno pure più spesso, per la stessa ragione.

oltre che a Naso, negli altri paesi vicini, richiamati dal desiderio del risparmio o dall’abilità dei professionisti. Perchè un nucleo di popolazione possa dirsi frazione e possa aspirare a costituirsi Comune autonomo occorre «che ragioni topografiche e storiche e lo stato attuale delle cose dimostrino che ha interessi propri e anche contrapposti a quelli del capoluogo ed è dotato di una certa individualità» Sezione 4, Consiglio Stato 11 Aprile 1913.

Ora la popolazione che vive nelle contrade, di cui Capo d’Orlando sarebbe il centro, è costituita in parte da contadini che coltivano il proprio fondo, e in massima parte da contadini coloni di fondi appartenenti a proprietari che abitano in Naso; naturalmente quindi questi coloni hanno continui rapporti con Naso. Poiché il territorio di tali contrade è quasi tutto di proprietari di Naso, per ragioni di proprietà, di possidenza, di colonia, di contrattazioni, di vendita di merce, di lavoro, ecc., esse sono legate a Naso. Non vi è un cittadino che abita in Capo d’Orlando, salvo pochissime insignificanti eccezioni, il quale abbia fondi rustici o case nelle contrade Scafa, Caria, Catutè, Bagnara, Crocevia San Gregorio, Maina, Santa Domenica. La stessa contrada Piana, che com­prende Forno, Vina, Malvicino, Piscittina, e che è la più vicina a Capo d’Orlando, si appartiene a persone che abitano sul luogo o in Capo d’Orlando soltanto per un quarto circa; il resto, ossia i tre quarti, si appartiene a persone di Naso, che risiedono in Naso, o che abitano in città.

Come si vede i rapporti di interessi, i vincoli di affari, i legami che stringono il territorio alla popolazione, in tutte le contrade che si vorrebbero staccare da Naso, sono essenzialmente con Naso e non con Capo d’Orlando; dunque non ricorrono gli elementi richiesti con la riferita massima del Consiglio di Stato: cioè una certa individualità nelle contrade suddette e una contrapposizione d’interessi fra queste e il Capoluogo. Ed è per questo, oltreché per vincoli di solidarietà e per reciproco attaccamento sentimentale, che la popolazione medesima non intende separarsi da Naso, e, in omaggio precisamente al principio di autodecisione che gli autonomisti di Capo d’Orlando invocano a parole ma negano coi fatti, essa non dev’essere staccata dal suo centro di vita, che è Naso, senza il suo consenso.

 Nel famoso comizio tenuto a Capo d’Orlando nel luglio 1922 in cui si afferma che «la popolazione di tali contrade avrebbe manifestato il suo entusiastico consenso di far parte del nuovo Comune di Capo d’Orlando» è invece vero, che, meno alcuni della Piana, gli abitanti delle altre contrade non vi hanno partecipato affatto e in successive manifestazioni, per l’opposto, hanno dimostrato la ferma volontà di continuare ad essere cittadini del Comune di Naso.

       
                   7. — DISTANZA DELLA BORGATA E DELLE ALTRE CONTRADE DAL CAPOLUOGO

Il cennato articolo 120 della legge Comunale e Provinciale richiede ancora come condizione necessaria per la autonomia di una frazione che questa per circostanze locali sia naturalmente separata dal Comune al quale appartiene. Ora tra Capo d’Orlando e il Capoluogo e tanto meno tra le contrade incluse nel progetto di legge e il Capoluogo, non esistono ostacoli naturali nè difficoltà di comunicazioni nè distanze rilevanti. La. linea di separazione che si vorrebbe stabilire è infatti immaginaria non essendo tutte le contrade del Comune divise o distinte fra loro da confini precisi e svolgendosi il territorio del Comune in maniera conti­nua e uniforme. Capo d’Orlando dista da Naso 14 chilometri, misurata la distanza lungo la strada rotabile e Nazionale, ma è unita a Naso da un servizio automobilistico che fa due corse al giorno di andata e ritorno, una da Tortorici per Naso e Capo d’Orlando e l’altra esclusivamente da Naso a Capo d’Orlando. Vi è però una comoda mulattiera di 7 chilometri appena, che è la strada ordinaria fra la borgata e il Capoluogo.

Le altre contrade distano dal capoluogo come segue: Piana chilometri 7 e mezzo, Forno 7 e mezzo, Vina 7 e mezzo, Piscittina 8, Malvicino 9, San Gregorio 7 e mezzo, Scafa chilometri 6, Santa Domenica 6. Maina 4 e mezzo, Crocevia 5, Bagnara 5, Caria Porcheria 4 e mezzo, Catutè 6. Anch’esse comunicano con Naso a mezzo di antiche spaziose e pianeggianti mulattiere e sono quasi tutte più vicine a Naso che a Capo d’Orlando.

Non è vera quindi l’asserzione degli autonomisti orlandini che «queste contrade hanno la più grande convenienza «di far parte del «nuovo comune di Capo d’Orlando dal cui centro distano, le più lontane, «circa 5 chilometri di comoda strada, mentre da Naso distano circa 7 chilometri di aspra salita e che quelle poste in pianura: Piana, San Gregorio, San Martino, Scafa distano circa 14 chilometri». Gli abitanti della contrada Piana o di San Gregorio o di Scafa ecc.; per arrivare ai Naso non hanno bisogno di girare fino a Capo d’Orlando e di percorrere poi la strada rotabile, come vorrebbero far credere gli autonomisti nel loro memoriale; essi hanno la via che dalla propria contrada li porta al Capoluogo. E se i cittadini di alcune contrade, per venire a Naso, debbono fare prima qualche chilometro di salita e poscia per tornare a casa qualche chilometro di discesa, d’altro canto, quando vogliono andare a Capo d’Orlando, debbono fare prima la discesa e poi la salita.
        Con qual criterio e con qual senso di giustizia le suddette contrade debbono essere staccate da Naso a cui la maggior parte di esse sono più
vicine che a Capo d’Orlando, oltre che sono legate dagli interessi, dai rapporti e dai sentimenti dianzi cennati?


8. — MEZZI DI SOSTENIMENTO

Capo d’Orlando non ha i mezzi sufficienti per sostenere le spese comunali. Come nel passato, anche nell’attualità, le spese che il Comune di Naso sostiene per i servizi pubblici della borgata sono di gran lunga superiori alle entrate che ne ricava. Basta considerare quali sono da un canto e quanto importano tali servizi, le opere pubbliche fatte e quel­le in corso di approvazione, e, d’altro canto, gli introiti che può dare una borgata dì 1549 abitanti.

Su circa 220.000 Lire che i1 Comune di Naso riscuote di tasse e sovrim­poste, gli autonomisti affermano che Capo d’Orlando con le vicine contrade paga attualmente L. 90.000, la qual somma, dicono, sarebbe suffi­ciente per mantenersi come comune autonomo, mentre a Naso reste­rebbero L. 130.000 (non 170.000 come essi scrivono e fanno ripetere all’On. Paratore) sufficienti pure per continuare a vivere.

Certamente, ai nni della propria tesi, per dimostrare l’importanza della borgata, è un espediente abbastanza comodo agli autonomisti includere le contrade vicine non solo, come si è detto, per raggiungere il numero della popolazione richiesto dalla legge comunale e provinciale, e per dare un territorio al Comune che si vorrebbe costituire, ma anche per avere la maniera dì prospettare un bilancio in cui le entrate si possano portare al pareggio o in eccedenza con le spese.
     
Senonchè i calcoli apparecchiati sul gettito delle tasse sono arbi­trari e campati in aria. Non è vero che Capo d’Orlando e contrade vicine paghino Lire 10.000 di tassa esercizi e rivendite sopra un totale dì L. 17.000, L. 15.000 di focatico su L. 46.700, L. 11.000 bestiame su Lire 27.00p,ecc. Nello spoglio dei ruoli che gli autonomisti hanno fatto per uso e consumo proprio hanno compreso come abitanti in Capo d’Orlando o nelle vicine contrade moltissime famiglie che abitano invece in contrade che non sono nemmeno incluse nel progetto di legge per l’autonomia. Così soltanto essi sono arrivati a quelle cifre.
      E se l'ufficio daziario di Capo d'Orlando ha dato per qualche anno un introito di lire 30.000, ciò non significa che tale introito si sia avuto da quella sola borgata. Data l'unità del Comune e l'attuale ripartizione degli uffici e dei servizi pubblici fra il Centro, le due borgate e la campagna, l'ammontare della imposta sul dazio nell'ufficio di Capo d'Orlando non può avere il significato e la conseguenza che ne vogliono trarre gli autonomisti ai fini della loro tesi, come non può nulla significare la zona territoriale della condotta medica, la circoscrizione dello Stato civile, l'o­perazione del censimento, ecc.
     Per altro gli autonomisti hanno trascurato un punto essenziale, che cioè il gettito delle tasse del Comune di Naso è oggi quello che è, perchè Naso ha una popolazione di 13.470, superiore quindi ai 10.000 abitanti. Ma se disgraziatamente il Comune si dovesse scindere e si dovessero formare due comunelli con poco più di 6.000 abitanti ciascuno, allora necessariamente nell'uno e nell'altro dovrebbero ridursi le tariffe attuali e gli introiti delle tasse, in conseguenza, sarebbero nel Comune di Capo d'Orlando molto ma molto minori di quanto adesso non siano.

Ed è poi strano che il nuovo Comune di Capo d’Orlando dovrebbe essere sostenuto in prevalenza da cittadini che non ne farebbero parte, perchè, appartenendosi il territorio soltanto in minima estensione a coloro che abitano nella borgata, il maggior numero di contribuenti e i più importanti per la imposta e sovrimposta fondiaria ne sarebbero forestieri. Oggi i pochi abitanti di Capo d’Orlando non vogliono avere il disturbo di versare a Naso i loro tributi, e viceversa i moltissimi di Naso dovrebbero essere tributari di Capo d’Orlando e provvedere al sostenimento di un Comune che non sarebbe il proprio.
      Con qual diritto inoltre e con quale fondamento gli autonomisti pre­tendono che l’antico Comune di Naso si spogli, anche parzialmente, del suo patrimonio per investirne il novello Comune di Capo d'Orlando, dal momento che essi nel loro bilancio vi comprendono delle entrate patri­moniali? Avanzando una simile pretesa essi fra l’altro evidentemente
dimenticano pure quante lotte e quanti sforzi costi al Comune di Naso) il suo modesto patrimonio e ne vogliono mettere a parte anche quelli all’ultim'ora venuti dai diversi paesi a popolare la borgata.

Ma se le entrate su cui Capo d’Orlando potrebbe contare sono meschine, le spese pel mantenimento e pel funzionamento del nuovo Comune, specialmente di questi tempi, sarebbero poi quelle in misura così ristretta e incompleta prevedute dagli autonomisti? Invece coi ruoli alla mano, e tenute presenti le spese sostenute fin oggi dal Comune di Naso nella borgata e quelle altre cui darebbe luogo la formazione del nuovo Comune, anche a volere in questo comprendere le contrade così dette vicine distaccandole da Naso, si può senz’altro stabilire che le en­trate nel Comune autonomo di Capo d’Orlando non coprirebbero nem­meno la metà delle spese pubbliche necessarie.  


9. — CONCLUSIONE

        Non vi è alcuna ragione che giustifichi la proposta autonomia di Capo d’Orlando, perchè ivi esistono tutti i servizi pubblici e il Capoluogo vi ha fatto e continua a farvi le opere occorrenti a rendere migliori le condizioni estetiche, igieniche, sanitarie e a promuovere ancora più lo incremento materiale e morale della borgata. E’ una illusione spaven­tevole che Capo d’Orlando, separandosi da Naso, possa da sola e con mezzi propri provvedere ai suoi bisogni e al suo avvenire. Gli interessi della borgata e quelli della campagna e del Capoluogo consigliano in­vece e impongono, nel presente e nell’avvenire, che il Comune resti integro e intatto nella sua antica e attuale configurazione, perchè dalla associazione delle forze, dalla combinazione dei mezzi e dalla comunanza di vita restino assicurati la importanza morale economica e politica nonché il progresso sempre crescente della sua popolazione e di ogni lembo del suo territorio. Una separazione di territorio, uno smem­bramento di popolazione, una dispersione di forze, una riduzione di mezzi, significherebbe esistenza stentata e priva di risorse, o ciò che è lo stesso, morte lenta e continua di Naso e di Capo d’Orlando.

Inoltre non vi sono le condizioni di legge perchè Capo d’Orlando e contrade vicine debbono essere costituite in Comune autonomo. Vi mancano infatti i requisiti del numero della popolazione, del consenso, della separazione naturale, della sufficienza dei mezzi finanziari.

Giustamente il Consiglio Provinciale di Messina che è l’organo com­petente per la legge ordinaria comunale e provinciale e che più d’ogni altro per la sua vicinanza e per diretta conoscenza dei luoghi e delle situazioni è in grado di decidere in materia, nella seduta del 23 febbraio 1923, chiamato a pronunziarsi sulla istanza degli agitatori dell’autonomia di Capo d’Orlando, approvò il seguente ordine del giorno:

«Ritenuto il proprio deliberato del 19 Settembre 1922 in ordine ad «eventuali proposte di legge per autonomie comunali;

«Ritenuto il voto della borgata di Capo d’Orlando e la proposta di «legge di iniziativa parlamentare perchè la stessa sia eretta a Comune «autonomo;
     «Ritenuto che detta borgata non ha i requisiti voluti dalla legge per «la costituzione in Comune autonomo, essendo la. sua popolazione di appena 1549 abitanti e non potendosi aggregare alla borgata le contrade in aperta campagna, legate al Capoluogo Naso da vincoli di proprietà, di vicinanza e da rapporti storici ed attuali;
     «Ritenuto che la proposta di legge tende a dividere l’antico paese «in due piccoli Comuni, privi di qualsiasi importanza ed incapaci di «provvedere agli elementari bisogni collettivi con mezzi necessariamente «ridotti;
     «Ritenuto che la borgata medesima non ha nemmeno motivo giustificato per chiedere, la separazione essendo in essa da lunga data «impiantati e mantenuti tutti i servizi pubblici


«DELIBERA

«Fare voti al Governo del Re e alla Camera dei Deputati perchè sia respinta la proposta di legge per l’autonomia di Capo d’Orlando».
La cittadinanza di Naso confida quindi che la Camera dei Deputati vorrà senz’altro respingere la proposta di legge dell’On. Paratore.

Naso, Maggio 1923.

Per il Comitato,
    
     A
vv. Gaetano Calcerano
             Avv. Vincenzo Cangemi Artino
Avv Beniamino Collica
          Cav. Gaetano Milio Cangemi
    Avv. Francesco Paterniti

(Seguono i documenti illustrativi del superiore memoriale.)