Il 26 febbraio 1760, in Palermo, si spegneva il nobilissimo animo di Bernando Dolcetta o La Dolcetta, illustre figlio di Naso cittadina dell'agro Messinese, sui Nebrodi monti. (MEMORIE RITROVATE - Antonello Pettignano)
Dottore in legge, animo battagliero e infrangibile, dopo essersi reso celebre nell'agona forense, vocato - d'un tratto - alla vita ecclesiastica, ne indossava l'abito. fu Vicario Generale di Monsignor Galletti, vescovo di Patti. in Naso veniva eletto Parroco di S. Pietro. D'ingegno poderoso e versatile, fu pure profondo e sottile canonista. Amante della pubblica istruzione, aveva già fatto donazione di tutti i suoi beni alla Venerabile Compagnia di Gesù per ottenere in Naso la fondazione d'una casa del medesimo Ordine, allo scopo anche di favorire la gioventù studiosa del paese. (LA CITTA' DI NASO IN SICILIA - Antonino Portale)

Una lapide, riportata dall'incudine (NASO ILLUSTRATA - Carlo Incudine), esaltava la figura del La Dolcetta; si trovava nelle catacombe di S. Cono e così riportava:

 

REVERENDI U.T.J. DOCTORIS
BERNARDI DOLCETTA
IN SUPREMIS M.R.C. SUBSELLIS
OLIM ADVOCATI
JAM VICARIUS GENERALIS PACTENSIS
AC SANCTI AFFICII INQUISITIONIS
IN PATRI COMMISSARII
SUORUM CINERIBUS
U.T.J. DOCTOR PLACIDUS LA DOLCETTA
NEPOS AMATISSIMUS
MARMOREUM HUNC LAPIDEM POSUIT
ANNO MDCCXXVII
A TRADUCTA FAMILIA EX URBE CATANA
SAECULO SECUNDO

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SE MORTAL VITA PIU CHE VITA E' MORTE
E MORTE APRE IL SENTIER A VERA VITA,
DI MORTE IL FIN VITA CI DA' LA MORTE.

 

Sempre dagli illuminati scritti dell'incudine deduciamo una versione della scritta latina e un relativo commento:
"Alle ceneri dei parenti - del Reverendo Dottore nell'uno e l'altro Diritto - Bernando Dolcetta - Nei supremi seggi del Magno Reggio Consiglio - Un tempo avvocato - Già Vicario Generale di Patti - Nella sua Patria - Del Santo Ufficio e Inquisizione - Commissario - Il Dottore dell'uno e l'altro diritto - Placido La Dolcetta - Nipote amatissimo - Questa lapide marmorea pose - l'anno 1727 - Due secoli dopo - Che la famiglia - Dalla città catanese - Migrava ecc.".
L'autore del testo per parlare della famiglia, della quale si deduce origine catanese, sceglie il maggior lume di essa, Bernardo. sempre l'Incudune ci fa notare che il Magno Regio Consiglio era un tribunale, riformato ai tempi di Filippo III, in cui si deliberava su la compilazione di nuove leggi e prammatiche, o sulle cose più gravi di governo e di Stato. (MEMORIE RITROVATE - Antonello Pettignano)