FILIPPO BUTTÀ CANGEMI

            SULLE ORIGINI
                               DELLE DENOMINAZIONI
             DI  ALCUNE  CONTRADE  DI  NASO

 

 

           Naso (provincia di Messina) è un paese dalle antichissime origini, che si vuole fondata dopo la distruzione della greca Naxo, il cui nome ha conservato in ideale ricordo, attraverso i secoli, essendosi i fuggiaschi di quella nobile città fermati in questi luoghi. E dell’origine greca ne risentono ancora diversi nomi delle contrade del territorio, mentre altre traggono origine dalle culture, da nomi di famiglie, che le possedevano, dalle chiese che vi sorgevano.

            Molte di queste denominazioni hanno subita la corruzione, la contrazione, l’elisione del tempo, dell’uso, della pronunzia. Nel raccogliere i vari, tradizionali nomi, abbiamo con pazienza ricercato la provenienza con serrato rigore e con meticolosa cura. Procederemo pertanto con effettivo senso d’indagine, tralasciando di occuparci di quelle contrade, che non danno la certezza circa l’origine del nome.

            Nei tramonti nostalgici ed incantati mi sono spesso trovato per ragioni professionali in queste ammalianti e serene contrade in mistica ed isterica ammirazione, e nel mio cuore si sono risvegliate tutte le dolcezze e tutte le soavità d’un passato leggendario, confuso nella tradizione e nella storia. 

            Ad uno, ad uno io vedevo passare nomi pieni di passato, d’incanto naturale, di ardenze misteriose, e su ognuno, di essi fermavo fugacemente il mio pensiero di paziente ricercatore per affermare ancora una volta la millenaria origine di questo paese, ricco sempre di fascini e di bellezza.

           Questo scritto, che rappresenta forse l’ultimo della mia vita, vuole essere l’attestato del profondo amore per la terra natìa e il grido fervente e sincero per la maggiore sua  prosperità.

      

 

Abbatatu. - Contrada fertile e ubertosa con terre a seminerio, che una volta appartenevano all’Abate del Monastero di S. Maria de lacu dal quale trae il nome. 

All’Anciuli. - Contrada superiormente e ad est di Dulisa; il nome proviene dalla Chiesa di Maria SS. degli Angeli, quivi esistente fino al 1790 e della quale è ancora la magnifica ed artistica statura di marmo (Madonna degli Angeli) di scuola gaginesca nella Chiesa Madre.      

Batia. - Nella zona alta di questa località esisteva un imponente Monastero dell’Ordine Cistercense, che aveva annessa una bellissima Chiesa, della quale duravano i ruderi fino al 1630 di squallide, ma imponenti rovine con traccie di pitture e di marmi. Il Monastero, fondato all’epoca di Ruggero il Normanno da tal Bernardino, diede il nome alla contrada.
Bazia. – Si può dire che sia un quartiere, una continuazione del centro. E’ posta nella vallata, che separa il Colle Naso da quello S. Giacomo. Il suo nome deriva dal fatto che, dopo che gli Ebrei lasciarono Naso, le loro terre (che sono queste, dove sorgeva la sinagoga) furono donate all’Abazia Cistercense, che sorgeva nella contrada S. Anna. Questa località, dunque, da allora fu chiamata terra dell’ Abazia, quindi semplicemente Abbazia e poi Bazia, Basè.

 

Bruculi. – Amena località panoramicamente perchè suggestivamente domina con vista meravigliosa la Piana di Naso, oggi di Capo di Orlando. Il nome è dovuto alle molte piante di selvatici brucoli, che ivi si trovano, e che vegetano nell’aridità di quei luoghi secchi e pietrosi.

 
Cagnanò. – Nome prettamente derivato dal greco (kagcanoV Kagkanos, arido-seco). In questi siti Si osserva tuttora scarsa quantità di acqua, e in mezzo a una buona vegetazione e lussureggiante fertilità si riscontrano zone brulle, aride e pietrose.

 
Caria. – Questo nome, anch’esso derivato dal greco e che riafferma insieme ad altre cose la grande  influenza Greca in Naso, proviene da kartou Karion (Noce), e ben si addice, perché ancora vi è qui una buona produzione di noci.

Cavallaru o Cavaddaru. ‑ Là dove oggi sorgono meravigliosi giardini di limoni, era prima una pianura malsana, acquitrinosa, mefitica, in parte piena di buona erba selvatica, ottimo nutrimento per animali denutriti. Nelle zone mezze asciutte infatti venivano abbondanti liberi (abbiàti) al pascolo gli animali denutriti.           
Altri sostengono invece che la denominazione sia stata data per la famiglia Cavallaro, che possedeva la località. Ciò è errato, perché queste terre erano di elusiva proprietà della Contea; tranne che questi Cavallaro non ne fossero gli affittuari. 

Ciumara. ‑  Fertilissima contrada, che si estende sulle rive del fiume di Naso.- Qui sorse Naxida.

Cuntura. ‑ contrada che apparteneva alla contea (onde il nome) e da questa ceduta all’ospedale di Palermo, che poi la vendette alla famiglia Piccolo.

Costa di Vapu. ‑ Ha questa denominazione, perché abitava in tal ripida località, alla periferia del paese un certo Antonio Vapo, buon suonatore di violino, che veniva molto richiesto per allietare feste religiose e famigliari.

Cuaddi. -
 Corruzione di  Quovadis, antica famiglia nasense, di origine spagnola, che possedeva queste          terre. 

Culonna.  – Afferma il Piccolo nel suo manoscritto che questa contrada, sita lungo la fiumata di Naso, fu così detta, perchè ivi fu trovata una colonna di marmo, che esisteva ancora ai tempi del detto scrittore; rudere forse della vicina  Naxida o di qualche imponente costruzione.

 Crista. - Si crede erroneamente che il nome derivi dal fatto che sia posta sulla cima, sulla cresta dei monti, che sono la parte più alta del territorio di Naso. Ma invece venne così chiamata da una antica Chiesa, qui esistente, di rito greco e ufficiata da monaci greci, che era dedicata a Santa Maria la Kristia (Madre di Cristo).

 Dù Cummari. - E’ posta alla confluenza del fiume Tortorici col Fitalia, onde il nome. E’ una località fertilissima e ricca. Agrumeti con frutta pregiata, estesi uliveti di gran resa, importanti e pregiati vigneti, rigogliosi boschi di sugheri, suggestive ville moderne, vecchie casine, sorgenti su antiche torri, poste a guardia dei pirati (come quella dell’avvocato Cangemi) coronano questi siti, che danno tutto l’incanto della natura. Lontano, in alto svettano i campanili di Mirto, mentre di fronte si delinea e spicca lo scenario suggestivo e leggendario di Rocca d’Almo.
In queste località doveva sorgere pure qualche antico villaggio, tributario di Naxida; di fatti, durante lavori agricoli spesso si scoprono antichissime tombe di pietra con scheletri e fondamenta di solidissime mura. Si dice per tradizione – ma non si ha alcuna conferma storica – che qui sorgesse uno dei villaggi di Naxida, detto Umi.

Cuddiri. - Salendo verso il santuario di N. S. della Grazia, ad ovest del centro abitato, s’incontra un gruppo di case, che porta la suddetta denominazione. Essa proviene, non come  afferma l’Incudine da piccole colline, ma da “cuddari”, tramontare, per l’ubicazione che ha, essendo posta ad occidente.

Druino. – È ubicata al di sotto della Chiesa di S. Cono, in accentuato pendio ed è coltivata ad ulivi e querce. Il suo nome è decisamente derivato dal greco druinoV druinos quercia.

 Dulisa. - (Diu lu sa). E’ la contrada sottostante al Belvedere, sepolta in parte dal movimento franoso del 25 febbraio 1955. Questa bella vallata si formò in epoca remota in seguito ad una profonda convulsione geologica, aumentata da prolungate e        ruinose piogge, per cui si verificò il distacco e lo sprofondamento tra il piano del Convento e il colle degli Angeli, abbassamento, che poi seguitò lentamente per parecchio tempo, nè si sapeva dove e quando si fermasse. Da ciò: Diu lu sa (quando si ferma), corrotto poi in Dulisa.

Ferru. - Viene così chiamata per la natura e il colore del terreno, ricco di materiale ferroso, che dà una tinta nerastra, ferrigna alla terra.

Feudo o Feu. - Amena e bella contrada, ricca di acque e vegetazione. Da qui proviene l’acqua che approvvigiona il centro abitato e molte altre contrade. Si estende e si sviluppa in un’ampia e fertile conca, risultato – come Dulisa – di un’ immensa depressione geologica. Prende tale nome, perhè era annessa e connessa direttamente in proprietà diretta al Feudo, come Feu picciulu (sotto Malò).

 Ficheruzza. - Così chiamata per un piccolo albero di fico, qui esistente, che dava frutta prelibata, per cui da ogni parte del territorio venivano richiesti rami da trapiantare.

Gigghià. -  Posta sopra il Feudo; il nome proviene da gigghia (vetta , cima). Infatti è sita in cima al colle del Feudo.

 Giallongu. - È in vicinanza del paese ed è attraversata da un piccolo ruscello. È cosi’ chiamata, perchè in quei pressi abitava un contadino di alta statura, che era sopranominato “Giallongu”. Tale nomignolo è tuttora usato nel gergo locale per indicare un individuo di alta statura, ma di scarsa intelligenza (è un giallongu).

         Gorna o Orna. – Posta all’estremo limite del territorio, confina con il comune di Castell’Umberto, nella cui     g       giurisdizione si continua. Il nome proviene da una certa quantità di acqua stagnante (gorna o ’orna), ivi esistente, ch   efu poi prosciugata dalla tenace operosità dei contadini del luogo. Altri invece – come il Piccolo - sostengono che    per l’abbondanza delle acque sorgive la località era tutta una “gorna o ’orna”. 

I        Ingrilliri. – (pure chiamata S. Giuliano. È in vicinanza del paese, del quale dista circa un chilometro ed è ricca d       d’acqua. Fino al 1950 provvedeva all’approvvigionamento idrico del paese. Il nome deriva dalla famiglia Ingrilli, ch      che posssedeva il fondo. Tale famiglia esiste ancora in Naso con il cognome apocopato in Ingrilli. 

        Jusu Parti. – (oggi chiamata Tirranu). Jusu parti, cioè la parte di sotto, così detta, perché si estende nella parte bassadel paese, sotto la Chiesa di S.Cono. Appartenente in proprietà al Vescovo di Patti, dopo la transazione col Ba     Barone di Naso.

Laccu. - Fresca contrada, ricca di pregiati noccioleti  è posta sotto Bazìa. Da qui parte il movimento franoso, che si estende fino al centro abitato. Deve la denominazione,  perché in quei paraggi sorgeva la  imponente Abbazia di S .Maria de Lacu, di rito  greco, “exstructa pietate ac largitate  Comitis Rogerii” (PIRRI).

 Livari.(liveri-litu). In antico, come al presente è  una suggestiva località, ricca di secolari e redditizi alberi di ulivi. Da ciò prende il nome.

 Maina. - (anticamente detta Chacì) È una corruzione della parola macchina (maina), perché in questa località, secondo la tradizione, fu impiantata la prima, rudimentale noria, per cui si disse la contrada “da machina”, trasformata poi in Maina.

 Malò. - Più che una contrada, è una frazione del Comune di Naso. L’origine è antichissima ed esisteva già fin dai tempi, nei quali Naxida era fiorente e rigogliosa, ed era anzi uno dei villaggi ad essa soggetti. Seguì le sorti di Naxida ed insieme fu distrutta dalle orde barbariche. Non fu più riedificata, e fino al XVI secolo era una delle contrade solitarie di Naso. Da quest’epoca a poco a poco si cominciarono ad erigere e ad aggrupparsi diverse casette, si diede inizio alla ricomposizione del villaggio, che è ormai la frazione più importante del Comune, contando 1050 abitanti. Nulla sappiamo di preciso sull’origine del nome. E leggenda comune che tal nome deriva dal fatto che in questo sito vi era un bue selvaggio e feroce, che seminava il terrore e pertanto veniva chiamata la terra del “Malu vò”, cattivo bue, contratto poi in Malò. Altri sostengono che il nome provenga dal greco omaloV (piano).
 

Mancogna. - Il nome deriva da manca, terra di manca, (nord) dove il sole si vede poco. 

Miceli. - Nome corrotto, derivato da Michele (Micheli, Miceli). A S. Michele era infatti qui dedicata una chiesa, esistente fino al 1590. 

Misiricordia. - Viene subito dopo Dulisa, andando verso est vi e sopra un poggio un piccolo agglomerato di casa. Il nome venne dato da una chiesa, dedicata alla Madonna della Misericordia, che esistette fino al 1870. Rimase famosa perchè in essa lavorò clandestinamente lo scultore nasense Saverio Biscotto per eseguire la statura di Ferdinando IV, a ricordo dell’abbattimento del dominio Feudale. 

Munastrè. - Contrada franosa e brulla; fu proprietà del mondo Monastero delle Moniali Benedettine, onde il nome. 

Munidiri. - Anche qui esistette uno dei tanti villaggi di Naxida, del quale non si conosce il nome esatto, e sino al XVI secolo si vedevano ruderi di antiche case e spesso furono trovate antiche sepulture e qualche moneta d’oro. Il nome è relativamente recente. (Munus dare: dare in dono). Esso vuole ricordare che le terre erano proprietà personale del principe che nel 1500 le donò all’Arcipretura. Il principe era il Conte Gian Francesco Starabba e l’Arciprete Geronimo Pietrasanta, come si rileva da una vecchia giuliana, esistente nella chiesa Madre di Naso.

Muntata-Menza Muntata-Riposu. - Contrade poste in ripidissimo pendio, quasi al di sotto della chiesa di S. Cono verso il fiume di Naso, da cui si accede e sono coltivate intensamente ad ulivi. Dopo una prima parte di faticosissima salita (muntata), si ha addolcimento (menza muntata) e finalmente si giunge ad un ripiano, dove bisogna riposare, perchè stanchi e affaticati (riposu). Ecco la genesi dei nomi.    

Piano di S.Cono. - La contrada si estende su di un magnifico e fertile altopiano, dominante il mare tra S.Gregorio e Scafa. Fu così detta, perché una volta appartenne alla Chiesa di S. Cono. 

 Porcheria. - Qui il Conte riuniva i maiali di sua proprietà per macellarli e poi imporne l’acquisto ai vari cittadini, come per diritto feudale. Ecco il nome

Rocca D’Armu. – Rocca d’almo, rocca dell’ispirazione. Qui infatti tra balzi e rubi inaccessibili era la grotta, ormai franata, dove Canone Navacita ebbe i solitari, mistici colloqui con Dio, facendo una vita di privazione e di penitenza.
Sul ripiano della Rocca, che cade a picco da una Altezza vertiginosa, vi è un discreto numero di case e nel centro per iniziativa dell’ Arciprete Monsignor Portale e con la cooperazione effettiva dei naturali del luogo è sorta una chiesetta dedicata al Santo Concittadino. Il posto è veramente delizioso e incantevole, pieno di meraviglia e di bellezza.
Rocca d’almo, Rocca della ispirazione, qui, pregando l’anima si estasia nella grandezza di Dio.
Ecco dunque l’origine del nome. 

Rummiali. - Fertile contrada, ricca d’acqua e di folta vegetazione, sita in vicinanza di Malò, alla quale provvede per l’approviggionamento idrico. Il Piccolo nel suo più volte citato manoscritto afferma che il nome proviene dal latino “ruminalis ficus” (fico). In questa località infatti vi sono ancora un discreto numero di alberi di fico. 

Rupila. – Il nome della contrada viene fatto derivare dal Lanza nel suo manoscritto dal greco ropeia  cespuglio. Ciò sembra a me esatto perchè prima di essere questa contrada coltivata intensamente, erano moltissimi cespugli di “ddisa” (ampelodesmo), che ancora si vedono sparsi qua e là.

S.Anna. – Contrada molto fertile, il cui nome è dovuto alla Chiesa del Monastero dell’ordine Cistercense, dedicata alla detta Santa.  

S. Antonio. – Campi ameni, verdi noccioleti, vigne opime sono nell’ubertosa contrada, che nel 1943 fu dagli Americani, specie il 9 agosto, martellata, martoriata, sconvolta. Prende il nome da una Chiesa dedicata al Santo che venne ristorata nel 1630 dal Sac. Pacifico Merendino e nel 1900 completamente riedificata e trasformato dal Sac. Ignazio Germanà con il concorso degli abitanti della contrada. 

S. Carrà. – Santa Carla, corrotto poi dal siciliano Carra in Carrà per una Chiesa a detta Santa qui dedicata , che durò fino al 1650.

 S. Liu. - Prese il nome da una  chiesa  dedicata a San Leone Papa che esiste tuttora e fu restaurata nel 1880 dalla famiglia Crimi, proprietaria del fondo. 

Serrauzzu. – Contrada arida e brulla, posto sotto Rummiali. Il suo nome proviene da serru-auzzu (serro-aguzzo). Infatti essa si svolge su di un ripido schienale di collina, che va a finire ad angolo acuto.

Spiritu Santu.
– E’ un piccolo quartiere al di sotto di Bazia ed il suo nome ricorda la chiesa dello Spirito Santo, che qui sorgeva e che rovinò nel XVII  secolo.

 Tammureddu. – Contrada in vicinanza di Rupila, ricca d’ acqua e di vegetazione; deve la sua denominazione, perché ivi abitava un famoso suonatore di tamburello, che allietava le feste da ballo con fantasiose battute sullo strumento.                                                                                                                   

Umbria.
– Solitaria e suggestiva contrada in vicinanza del Feudo, una volta quasi tutta coperta da fitti alberi boschivi, che davano profonda ombra, donde il nome Umbrìa (ombreggia dà ombra). 

Testa di Pali-Vaddi. -  E’ la vallata ubertosa, che si estende dietro la Chiesa di Bazia. Il nome di Testa dei Palii venne attribuito, perché da qui si partivano le corse dei cavalli, che andavano a termine al TOCCO, in Piazza del Duomo, ove i concorrenti Toccavano il traguardo.

Valentino. – Qui sono ancora, come al colle di S. Giacomo, altre grotte dei Saraceni, conservate in ottimo stato. Il nome del luogo, venne dato da una chiesa dedicata a S. Valentino Papa non più esistente e della quale si vedevano i ruderi sino al 1600.

Vuricazzu. – Il nome è un dispregiativo di vuricu, ampia raccolta di acqua in una grande fossa, che  serva a lavare e ad irrigare. Il nome è derivato dalla esistenza in quel luogo fino ai tempi di Carlo  Incudine di tale rudimentale vasca.

                                                                                                                                  A P P E N D I C E

Acqua d’u Criaturi. – È in prossimità della contrada S. Basilio e ricorda uno dei tanti miracoli del Navacita, quando era Abate di quel Monastero, col far sgorgare con un colpo di verga una fresca polla d’acqua.


Figurella o Fiuredda. – È in cima alla collina del Feudo, verso oriente; dà il nome alla contrada una Antica, piccola Cappellina, dedicata alla Madonna Del Carmine, un giorno qui veneratissima dai viandanti. Tale Cappella esiste tuttora.

 

Marestile. – È il vallone posto sotto il Camposanto di Naso, che poi, allargandosi e scendendo fra balze pietrose, forma il torrente di S. Carrà. Il nome è dovuto – come dice il Piccolo – ad una Cappella, non più esistente, e dedicata alla Madonna sotto il titolo di Maris Stella, che venne corrotto in Marestile.

Pozzo di Faia. –
Contrada sopra Bazia ben coltivata. Il nome proviene da un pozzo ivi sorgente che non esiste più, appartenente alla famiglia Faia.

S. Sergio. – Ubicata in vicinanza di Cagnanò e più in alto. Prende il nome da una Chiesa al Santo dedicata, di  proprietà dell’Arcipretura.

 Valanca. – Contrada franosa, arida, scoscesa, senza alcuna vegetazione, risultato di un imponente scoscendimento, che giunge in contrada Tratta, per cui si dovette abbandonare un bel pezzo dello stradale nazionale, costruendo una variante.

Zicchiri. – (Rocca di Zicchiri). È posta tra Rocca d’Armu e S. Basilio ed un nome corotto di Zingari. Un tal Pietro Zingari, infatti, era il proprietario del fondo circostante. Ciò asserisce il Lanza nel suo manoscritto.

Cordazzo. – Ridente contrada, posta al di sotto del Convento degli Osservatori, con suggestivo panorama, circondata da secolari alberi di castagni. Il nome proviene da un uomo molto coraggioso, qui abitante e che veniva detto  “cori d’azzaru”  cuore d’acciaio, poi tagliato e corrotto in  ”cor d’azzu”. Così il Piccolo nel suo manoscritto.

 

Le speciali denominazioni delle contrade, che hanno origine in tempi remoti, portano l’impronta dei vari abitatori del paese: dai Latini ai Greci, dagli Ebrei ai Saraceni, dai Normanni agli Spagnoli ecc.     
          Ormai l’ala del tempo è passata sugli originali nomi, che restano solo nel ricordo dei vecchi scritti e nella tradizione e nel linguaggio di uomini attaccati ad una epoca, che già fu. Oggi tutto  è trasformato: un giovane non si adatta più a chiamare la sua contrada Porcheria, ma la inquadrerà nel nome della vicina contrada di Risari o Caria, altri non diranno più Francì, nome per loro vuoto, ma l’appelleranno Madonnuzza, altri ancora chiameranno Varicazzu con la denominazione generica di Crista.
            Tutto passa, si evolve, scompare, tutto si indirizza a nuove concezioni e a nuove necessità. Anche i nomi si contraggono, cambiano, si alterano ed io  modestamente nella solitudine dell’anima mia, che invecchia, nel tramonto della vita, ho voluto fermare nel ricordo i vecchi nomi, le loro origini, che forse domani saranno dimenticati e scompariranno, travolti dal tempo e da nuove esigenze.
            Ho fatto ciò con senso di discernimento, di paziente ricerca, di mediata indagine, mentre ho tralasciato di enumerare e di parlare di quelle contrade, del cui mone non si conosceva l’origine precisa e non si aveva alcun fondamento storico o etimologico, come:
Risari, Baldassare, Purteddu, Francì, Catutè, Manafò, ecc. lascio ai  Miei concittadini e agli studiosi questo lavoro, forse incompleto perché lo approfondiscono, restando sempre più  attaccati alla gloriosa storia e alle nobili tradizioni di questo millenario paese.  

E mentre nei tramonti incantati e luminosi l’anima segna di passate bellezze e di sublimi soavità da lontano giunge il suono melanconico d’una squilla, che saluta la, Vergine. Mi sembra allora come nei tempi lontani udire atri cento suoni, che rispondono in mille diversi toni e si dileguano e scompaiono nell’aria profumata di fiori. Mi pare di risentire allora il fascino d’un tempo che ha lasciato nel cuore tanta nostalgica poesia di affetti e di ricordi.  
           Sospiri e dolcezze in mistica armonia s’incontrano e  s’intrecciano nella tenuità della luce che muore sulla cime dei monti consacrati nel mio cuore di cittadino nasense.
            L’ultimo tributo di fede, di riconoscenza, di amore, che ho scritto per far conoscere il mio paese, sia sprone ai giovani, perché non dimentichino mai il mio paese natìo, ricco di tante luminose pagine di storia.

 

            Naso (S. Giuliano)15 maggio 1963