IL TEMPIO DI S. CONO

Sorge nella parte orientale più estrema del paese di Naso. Fabbricato nel secolo XV, dopo la morte del santo protettore  Conone Navacita, ampliando la chiesa di S. Michele e il palazzo degli stessi progenitori del santo. Con molta cura e devozione i Nasitani riuscirono ad abbellirlo splendidamente, ma ciò che desta maggiore meraviglia, accanto ai preziosi dipinti e alla maestosità del santuario,  sono le catacombe le quali, benchè siano sottoterra e benchè sostengano gran parte dell'edificio, risultano comunque arieggiate e molto luminose.

LA CITTA' DI NASO IN SICILIA  -  Arciprete Antonino Portale - da pag. 296 a pag. 299 -

Simulacri di S. Cono

L’anno 1512 fu scolpita in Palermo una statua in legno di S. Cono, per cura dell’Arciprete Antonuzzo Vitale e dei procu­ratori, Sacerdoti Gerardo Galipò, Antonino Agli e Nicolò Crapiti. A dire il vero, però, tale statua per nulla riproduceva le mistiche sembianze del Santo Penitente, tramandateci attraverso le descrizioni storiche e attraverso vetusti affreschi e dipinti.

Riproduceva essa, invece, le fattezze di grande e potente dominatore, dalle forme atletiche, dall’aspetto austero, dallo sguardo avvolgente.

Riusciva mirabilmente imponente, scuoteva anzi, quando veniva portata in processione sulla grandiosa bara, rifatta nel 3:858, governando l’Arciprete Biagio Cuffari.

Eira in essa incarnato tutto un concetto simbolico :

Potenza, grandezza, abbondanza, dominio sul popolo fedele, terrore pei nemici.

Dalla maggior parte si credeva che sì fatto Simulacro fosse stato scolpito in quelle forme e proporzioni per ricordare l’appa­rizione minacciosa del Santo ai Turchi, assedianti Naso. Ciò, però, è falso, perchè la statua esisteva di già, quando avvenne tale assalto. Difatti, dal contratto di vendita, stipulato dal No­taio Antoninello Germano, si desume che la statua fu scolpita nel 1512, mentre dalla Storia si sa che i Turchi vennero a Naso nel 1545, cioè 33 anni dopo l’acquisto del Simulacro stesso, che costò 25 ducati d’oro.

 

 

Distruzione della vetusta Statua ed edificazione della nuova

Una tale statua, insieme ad un piccolo quadro prezioso, di­pinto nel 1600 da Giuseppe Salerno, detto lo Zoppo di Gangi, veniva completamente distrutta per un accidentale incendio, svi­luppatosi presso l’Ara e la Custodia in legno, su cui essa rima­neva esposta alla pubblica venerazione. Tanta disgrazia colpiva Naso nella infausta notte del 25 Gennaio 1920.

Fu strazio inenarrabile per tutto il popolo Nasitano veder sparire

— d’un tratto — quel rinomato Simulacro, che aveva ri­scosso la più grande venerazione         per 408            anni !

Un comitato numerosissimo,       composto da cittadini    di   ogni

ordine e classe, veniva subito costituito.

Questo, attraverso difficoltà non lievi, in base ad imperfette fotografìe, promosse ed ottenne la riproduzione — a un dipres­so — della distrutta statua, ad opera dello scultore Cottone di Palermo.

Riuscito così, come adesso si vede, venne il Simulacro so­lennemente inaugurato e benedetto dal Sac. Portale Antonino, allora Vicario Economo, il giorno 31 Agosto dell’anno 1922, con l’intervento del Magistrato Municipale, delle Autorità Civili e Militari, delle rappresentanze di       Società,            Sodalizi e Confrater­nite, del popolo di Naso, nella Parrochia                                              di S. Cono.

Nell’occasione, a ricordare l’evento, il prof. Francesco Tras­sari dettò la seguente epigrafe, che, incisa su lastra di metallo, venne applicata alla bara del Santo :

da fiero incendio distrutta
IL
25 GENNAIO 1920

RICHIAMATA DAL VOTO DEI FEDELI

TORNA L'AUSTERA IMMAGINE

A ILLUMINARE IL MONDO

Io SETTEMBRE 1922

 

 

Simulacro di S. Cono Penitente in estasi

L’anno 1926, l’Arciprete Portale Antonino, in atto di o- maggio e di devozione, faceva scolpire in legno dalla Ditta Fer­dinando Stuflesser di Ortisei — Val Gardena — un’altra statua di S. Cono, perchè se ne ricordassero le vere sembianze.

Il Santo, in conformità a quanto ci riferisce la storia, è raf­figurato nell’estasi del glorioso suo transito:

L’occhio bellissimo e pieno di vivacità, il viso, transuma­nato e acceso dànno il concetto di chi realmente vede la gloria del Cielo e si inebria ; la bocca, dolcemente schiusa, par che voglia elevare la suprema preghiera per la Patria diletta, mentre il corpo genuflesso non presenta il peso della tarda età, ma si erige in alto, nella veemenza dell’estasi, come per islanciarsi verso l’infinito !

 

 

Mezzo busto d'argento

Esiste ancora un mezzo busto in argento del Santo dalle proporzioni naturali.

Vien chiamato volgarmente S. Cono Calabrese per una tra­dizione popolare, la quale sostiene eli’esso fu donato ai Nasitani dai Calabresi.

Dice la detta tradizione che, essendo avvenuta la morte del­l’Abate Cono, i Calabresi, memori dei grandi prodigi, operati dal medesimo nella loro Regione, siano venuti — in gran nu­mero — a Naso, dove, spinti dalla più viva devozione, giunsero a rubare e a portar con loro in patria metà del venerato corpo dello stesso S. Abate.

Indispettiti e addolorati i Nasitani per tanto furto, mossero lite strepitosa contro i Calabresi. Questi, però, a placarli e con­fortarli, donarono ad essi il descritto mezzo busto, che, fino a circa trent’anni addietro, come avanti s’è fatto cenno, veniva portato in processione per le vie del paese, ogni 3 Giugno.

Ai tempi nostri lo si espone sull’Altare Maggiore della Ma­dre Chiesa nella solenne festività del i° Settembre.

Tale tradizione, però, non è che un’invenzione della fanta­sia popolare.

E ciò vien comprovato dal fatto che, ad eccezione del braccio del Santo, che è custodito nella Cattedrale di Palermo, e ad eccezione ancora di qualche altra piccola parte del corpo del me­desimo, tutte le altre sue Reliquie sono con somma venerazione conservate a Naso.

 

 

Reliquie di S. Cono

Le venerate Reliquie di S. Cono sono in Naso custodite nel modo che segue :

La testa è racchiusa in una calotta d’argento. Anche un braccio ed una mano sono separatamente custoditi e coperti di argento.

Il rimanente corpo è racchiuso in una cassetta d’argento, artisticamente lavorata, portante su d’un lato — a rilievo l’effigie del Santo, rivestita degli abiti pontificali.

Tali reliquie vengono portate in processione con la statua del medesimo Santo.

Il solo braccio resta perennemente nella custodia di marmo e non si tocca mai.

Nella solenne festa del i° Settembre si portano in proces­sione sulla maestosa bara la cassetta, il teschio e la mano.

Nelle altre processioni in onore del Santo Abate si portano, soltanto, il teschio e la Mano, che vengono racchiusi entro la statua stessa attraverso uno sportellino.