FILOSOFIA - DIPLOMAZIA e GIURISPRUDENZA

CARMELO CONTRUSCERI        (Carlo Incudine - "NASO ILLUSTRATA")

Filosofia, Diplomazia e Giurisprudenza.

Quando il diritto studiavasi ancora nelle università siciliane, come una larva senz'anima e senza vita, sorgente dai capitoli reali, dalle prammatiche de' Vicere, e dai testi pratici di Giustiniano, soffocati nell'empirismo della glossa: quando le giovani intelligenze, ristrette nelle aride illustrazioni dei brocardici, non sapevano, non potevano elevarsi a un ordine ideale agatologico; sorgeva un uomo, un genio; il quale, studiando e meditando profondamente i progressi del diritto nella Germania e nella Francia, senza copiarne le teorie, oppugnandole spesso, dava per primo un corpo di diritto filosofico alla Sicilia; sollevando in tal guisa la gioventù studiosa, richiamando i giureconsulti dell'isola all'ordine supremo e razionale della scienza. II diritto positivo non è possibile senza della legge universale; non può comprendersi, non può illustrarsi senza 1'accurata cognizione di questa. — Ecco il grave annunzio, ecco il preludio di una scienza nuova. Dotti e giovani si destarono, si concitarono, stettero ansiosi a sentire.

Quest'uomo sommo, questo genio era Carmelo Contrusceri, nato in Naso, cresciuto
in Naso, e stato uno dei membri del corpo giuratorio
(1). Ritiratosi egli a Palermo, entrò in amorevole dimestichezza con l'insigne letterato ed Arcivescovo Giuseppe Gioeni; il quale poco a poco, conoscendo i rari  meriti  del  filosofo  nasitano,  aderiva  agl'impulsi di  lui, fondando in quella Università, a decoro della patria, una cattedra non pria veduta, di diritto filosofico(2). Fu allora che il Contrusceri imprese a pubblicare l'opera, di che sopra abbiam detto, col modesto titolo di Istituzioni di Giurisprudenza Naturale (3), quando non peranco lo Spedalieri avea concepito la sua. — Svolse in quattro lunghissimi libri la filosofia del diritto, desumendola subbiettivamente, dall'intima natura dell'uomo, non senza contemperare qui e cola la ragione alla fede, il verbo filosofico al verbo rivelato: grande progresso, che ai di nostri toccava il suo apice nella scuola del Torinese. Pel Contrusceri il diritto di natura propriamente detto e il medesimo che “ la scienza dei doveri e dei diritti, che ha 1'uomo considerate come uomo semplicemente, o sia di quelli, che derivano immediatamente dalla sua stessa ragione ed essenza: diritti in conseguenza e doveri, che l'accompa-gnano in tutti i suoi stati, che non suppongono alcun fatto umano per verificarsi, che non possono esser distrutti da alcun'altra legge sopravveniente(4) .
“ I legislatori, diceva egli, di conseguenza, non possono formare un corpo di legislazione bene intesa, se non hanno presenti le sacrosante leggi della natura, di cui sono i legittimi interpreti e sostenitori
(5) ”. — La legge naturale, la legge universale, e dunque pel nasitano filosofo il Logo da cui dee far ragione la legge positiva: principio grande e benissimo sviluppato; da cui, forse contemporaneamente, cavava il Filangieri, di la del Faro, la sua dottrina su la bontà assoluta e relativa delle leggi (6). — Svolse infine(7)  Contrusceri le teoriche della sociabilità, della religione, della proprietà, dei contratti, della società coniugale e dello Stato: trattò distesamente il diritto pubblico, dividendolo in diritto pubblico propriamente detto e diritto delle genti; tocco con fino criterio le eleganti quistioni del suicidio, del duello e del lusso; contrasto Wolflo, Puffendorfio e Rousseau nella strana teorica del patto sociale: disse la società essere uno stato “in cui più uomini sono fra loro uniti per qualche fine ” e la sociabilità essere ingenito istinto e bisogno dell'uomo; esser nata con lui(7). Distinse sottilmente il diritto alla proprietà dal diritto di proprietà, trovando quello nell'istinto della conservazione e perfezione dell'individuo. Tutto poi in forma limpida, dolce, persuasiva; lontana da quel convenzionalismo in cui allora chiudevasi, in cui oggidì si chiude, la scuola alemanna. II che cresce meraviglia ed ammirazione, pensando come al secolo del Contrusceri una forma cosi aggiustata, cosi

pensata, in argomento allora nuovissimo, era, e dovea essere, cosa rara e raramente veduta. E l'opera del Contrusceri piacque, e piacque assai; e molto ebbe a contribuire all'incremento della filosofia giuridica nell'isola; onde si propagò, si rese comune con diverse edizioni. E benché fosse lunga(8), benché in varie parti pagasse un pochino il suo tributo al sensismo predominante, fu per gran tempo il testo prediletto di tutte le scuole così private come pubbliche. — Oggidì, se il sistema del filosofo nasitano non fosse generalmente troppo subbiettivo; troppo attaccato all'analisi, più attinente all'ordine assoluto ed obbiettivo, potrebbe l'opera sua adottarsi, e mettere con profitto nelle mani dei giovani. Ad ogni modo, e pei tempi, e per le circostanze, in cui venne scritta, e per tutto quello che rapidamente noi abbiamo detto, il Contrusceri onoro con essa la sua patria, lascio alla Sicilia ciò che il Venosino chiamerebbe monumentum aere perennius.

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(1) Sposò egli in  Naso la signora Margherita Gamberi.
(2) E’ nella prefazione alla sua opera, così lo ricorda: “ Non ci resterebbe qui per terminare debitamente la nostra         Prefazione che di rivolger per poco il nostro discorso alla rispettabile persona di Monsignor D. Giuseppe Gioeni e Valguamera, degl'illustri Duchi d’Angiò, degnissimo istitutore di questa cattedra, il quale nato con le più felici circostanze ha voluto impiegarle in vantaggio della sua patria ”.
(3) L’ultima edizione è quella del 1817, Palermo, presso Giordano.
(4) Lib. II Introd. Pag. 5 e seg.
(5) Ibid. pag. ).
(6) Scienza della Legisl., Vol. I°, Cap. IV e V.
(7) Lib. II, Cap. I, pag. 4 e seg.
(8) Egli compendiava poi nel suo Catechismo, elegante e utilissima operetta.