Filosofia, Diplomazia e Giurisprudenza.
Quando il diritto studiavasi ancora nelle università
siciliane, come una larva senz'anima e senza vita, sorgente dai
capitoli reali, dalle prammatiche de' Vicere, e dai testi pratici di
Giustiniano, soffocati nell'empirismo della glossa: quando le
giovani intelligenze, ristrette nelle aride illustrazioni dei
brocardici, non sapevano, non potevano elevarsi a un ordine ideale
agatologico; sorgeva un uomo, un genio; il quale, studiando e
meditando profondamente i progressi del diritto nella Germania e
nella Francia, senza copiarne le teorie, oppugnandole spesso, dava
per primo un corpo di diritto filosofico alla Sicilia; sollevando in
tal guisa la gioventù studiosa, richiamando i giureconsulti
dell'isola all'ordine supremo e razionale della scienza. II diritto
positivo non è possibile senza della legge universale; non può
comprendersi, non può illustrarsi senza 1'accurata cognizione di
questa. — Ecco il grave annunzio, ecco il preludio di una scienza
nuova. Dotti e giovani si destarono, si concitarono, stettero
ansiosi a sentire.
Quest'uomo sommo, questo genio era Carmelo
Contrusceri, nato in Naso, cresciuto
in Naso, e stato uno dei membri del corpo giuratorio
(1).
Ritiratosi egli a Palermo, entrò in amorevole dimestichezza con
l'insigne letterato ed Arcivescovo Giuseppe Gioeni; il quale poco a
poco, conoscendo i rari meriti del filosofo nasitano, aderiva
agl'impulsi di lui, fondando in quella Università, a decoro della
patria, una cattedra non pria veduta, di diritto filosofico(2).
Fu allora che il Contrusceri imprese a pubblicare
l'opera, di che sopra abbiam detto, col modesto titolo di
Istituzioni di Giurisprudenza Naturale
(3),
quando non peranco lo Spedalieri avea concepito la sua. — Svolse in
quattro lunghissimi libri la filosofia del diritto, desumendola
subbiettivamente, dall'intima natura dell'uomo, non senza
contemperare qui e cola la ragione alla fede, il verbo filosofico al
verbo rivelato: grande progresso, che ai di nostri toccava il suo
apice nella scuola del Torinese. Pel Contrusceri il diritto di
natura propriamente detto e il medesimo che “ la scienza dei doveri
e dei diritti, che ha 1'uomo considerate come uomo semplicemente, o
sia di quelli, che derivano immediatamente dalla sua stessa ragione
ed essenza: diritti in conseguenza e doveri, che l'accompa-gnano in
tutti i suoi stati, che non suppongono alcun fatto umano per
verificarsi, che non possono esser distrutti da alcun'altra legge
sopravveniente(4)
.
“ I legislatori, diceva egli, di conseguenza, non possono formare un
corpo di legislazione bene intesa, se non hanno presenti le
sacrosante leggi della natura, di cui sono i legittimi interpreti e
sostenitori(5)
”. — La legge naturale, la legge universale, e dunque pel nasitano
filosofo il Logo da cui dee far ragione la legge positiva: principio
grande e benissimo sviluppato; da cui, forse contemporaneamente,
cavava il Filangieri, di la del Faro, la sua dottrina su la bontà
assoluta e relativa delle leggi
(6).
— Svolse infine(7)
Contrusceri le teoriche della sociabilità, della
religione, della proprietà, dei contratti, della società coniugale e
dello Stato: trattò distesamente il diritto pubblico, dividendolo in
diritto pubblico propriamente detto e diritto delle genti; tocco con
fino criterio le eleganti quistioni del suicidio, del duello e del
lusso; contrasto Wolflo, Puffendorfio e Rousseau nella strana
teorica del patto sociale: disse la società essere uno stato “in cui
più uomini sono fra loro uniti per qualche fine ” e la sociabilità
essere ingenito istinto e bisogno dell'uomo; esser nata con lui(7).
Distinse sottilmente il diritto alla proprietà dal diritto di
proprietà, trovando quello nell'istinto della conservazione e
perfezione dell'individuo. Tutto poi in forma limpida, dolce,
persuasiva; lontana da quel convenzionalismo in cui allora
chiudevasi, in cui oggidì si chiude, la scuola alemanna. II che
cresce meraviglia ed ammirazione, pensando come al secolo del
Contrusceri una forma cosi aggiustata, cosi
pensata, in argomento allora nuovissimo, era, e dovea
essere, cosa rara e raramente veduta. E l'opera del Contrusceri
piacque, e piacque assai; e molto ebbe a contribuire all'incremento
della filosofia giuridica nell'isola; onde si propagò, si rese
comune con diverse edizioni. E benché fosse lunga(8),
benché in varie parti pagasse un pochino il suo tributo al sensismo
predominante, fu per gran tempo il testo prediletto di tutte le
scuole così private come pubbliche. — Oggidì, se il sistema del
filosofo nasitano non fosse generalmente troppo subbiettivo; troppo
attaccato all'analisi, più attinente all'ordine assoluto ed
obbiettivo, potrebbe l'opera sua adottarsi, e mettere con profitto
nelle mani dei giovani. Ad ogni modo, e pei tempi, e per le
circostanze, in cui venne scritta, e per tutto quello che
rapidamente noi abbiamo detto, il Contrusceri onoro con essa la sua
patria, lascio alla Sicilia ciò che il Venosino chiamerebbe
monumentum aere perennius.
= = = = =
(1) Sposò egli in Naso la signora Margherita
Gamberi.
(2) E’ nella prefazione alla sua opera, così lo ricorda: “ Non ci
resterebbe qui per terminare debitamente la nostra
Prefazione che di rivolger per poco il nostro discorso alla
rispettabile persona di Monsignor D. Giuseppe Gioeni e Valguamera,
degl'illustri Duchi d’Angiò, degnissimo istitutore di questa
cattedra, il quale nato con le più felici circostanze ha voluto
impiegarle in vantaggio della sua patria ”.
(3) L’ultima edizione è quella del 1817, Palermo, presso Giordano.
(4) Lib. II Introd. Pag. 5 e seg.
(5) Ibid. pag. ).
(6) Scienza della Legisl., Vol. I°, Cap. IV e V.
(7) Lib. II, Cap. I, pag. 4 e seg.
(8)
Egli compendiava poi nel suo Catechismo, elegante e utilissima
operetta. |