Dal libro "LA CITTA' DI NASO IN SICILIA" autore Arciprete Antonino Portale Vicario Foraneo


Vita letteraria e scientifica in Naso

 

Notaio Gian Domenico Gallerano

Sono morbidi i versi del poemetto, ch’egli compose — nel­l’anno 1549 su : « Vita, miracoli e morte del Beato Cono da Naso » e che veniva pubblicato nel 1556 in Palermo, presso la Tipografìa di Matteo Maida,

Gian Giacomo Cuffari, medico dotto ed esimio

Componeva nel 1635 un poema epico-sacro sulla vita del Glorioso Santo Cono Nasitano, che pubblicava in Messina, nel 1636, presso la Tipografìa di Gian Francesco Bianco, con de­dica ai Dottori Giovanni Coades, Baldassare Galbato e Giovanni Domenico Di Nardo, Giurati dell’Università di Naso.
Il Cuffari,
dopo aver studiato Teologia, scriveva pure due panegirici : uno in onore di S. Francesco di Assisi e l’altro in onore di S. Francesco Saverio, che, entrambi, pubblicava in Messina, presso la Tipografìa Brea nel 1635. Nel medesimo anno pubblicava ancora una memoria, che intitolava : « Dei biasmi del tabacco e dell’uso pernicioso di esso». Tale pubblicazione av­veniva a Palermo presso la Tipografìa Nicolò Bua.

Dal Mongitore veniva appellato il Cuffari : « Philosophus et medicus, doctor expertissimus, poeta etiam non vulgaris » e dal de Mastro: « Medico espertissimo ».

Sacerdote Ignazio Augello

Di costumi illibati, amante delle lettere, dava pur prova di esser poeta gentile e castigato. Di lui, che morì sul finire del se­colo XVIII, non ci resta che la seguente iscrizione in versi, in-

 Sacerdos  D.  Marius Albiosi
Pìlumela nostri temporis
hic siluit
Die
4a septembris 1699

La superiore epigrafe è incisa sulla lapide della tomba del Sac. Albiosi nella Parrocchia del SS. Salvatore.

cisa su d’una lapidetta in marmo, nella monumentale Cappella delle Reliquie di S. Cono :

                    Nassus me genuit, Naxidae habuere sepultum
                    Sed Calaber rapuit, portio utrisque sua est
                    Non odi Calabrum, sacri reventia raptus
                    Excusat, Patriam diligo, utrisque favor (99).

Sacerdote Rosario Salpietro e Francesco Catena - Medico
(morti entrambi nel 1743)

Il primo abbastanza dotto, fondatore dell’Accademia dei Geniali in Palermo e il secondo, socio fondatore della Tertullio- Medico-Spargiritica di Siviglia, lasciavano componimenti molto apprezzati. Tali componimenti avevano essi medesimi recitato, con grande successo, il 29 Settembre 1720, nella suddetta Ac­cademia, in occasione della solenne acclamazione di Carlo VI. Ne avveniva la pubblicazione nel corso dello stesso anno presso la Tipografia di Vincenzo Toscano di Palermo.

Arciprete Filippo Cangemi

(morto nel 1848)

Fu vera aquila, che assai in alto si elevò col suo ingegno e con le sue doti non comuni. Profondo cultore della Letteratura Latina, compose epigrafi, carmi ed inni, in cui fece sentire la grazia e soavità di Catullo e spesso la concisione di Tacito. I più chiari filologi del tempo ebbero per lui espressioni di massima ammirazione. Fra le geniali, innumerevoli sue composizioni,

(99) Vedi in fine: Iscrizioni nella Parrocchia di S. Cono.

 rimangono a testimoniare efficacemente la potenza delle sue con­cezioni, l’eleganza del suo stile, la vastità della sua cultura, la vivezza della sua immaginazione i Carmi Monacationis, De Magorum Adorazione - Redemptionis ed il poema de Cholera.
Moriva, dopo
essere stato preconizzato Vescovo di Cefalù.

Gaetano Pavone, Medico-Chirurgo
(morto il 4 Febbraio 1860)

Fu rinomatissimo nella sua professione. Lasciava inedite varie e pregevoli composizioni drammatiche : Bianca Siffredi, Sposa di Messina, Dberto Squalori, Beleàzar.


Francesco Paolo Milio
(morto nel 1 861)

Avendo ereditato dalla natura grande spontaneità a com­porre versi, lasciava un considerevole numero di odi, canzoni, inni, scherzi, satire e carmi inediti.

Fra i suoi versi furono segnatamente ammirati quelli, com­posti in morte di Antonietta Lipari (7 Ottobre 1854) e quelli dal titolo «Ad un fazzoletto bagnato di lagrime ”.

Nicolò Trassari Lo Re
(morto nel 1 871 )

Giurista emerito, erudito anche in letteratura, dettò versi bellissimi.

Saverio D’Amico Pavone
(nato il 9 Febbraio 1828 - morto il 31 Gennaio 1907)

Coltissimo nelle scienze giuridiche, fu anche ammirato Pre­sidente di Corte d’Appello. Si rivelò pure delicato e geniale poeta pubblicando fra gli altri lavori, un « Omaggio alla sua patria Naso » pregiato fascicolo contenente versi su Naso Vittoriosa dei Turchi nel 1545, con allusione al miracolo di San Cono; un’ode su Naso liberata dal feudalismo, e una bella narrazione poetica che ricorda una gentile leggenda del Bastione di Naso (Fratelli Pai lotta, Roma).

Giocchìno Crimi Lo Giudice
(nato il 1° Giugno 1850 - morto il 7 Gennaio 1910)

Folklorista e poeta geniale, è stato molto lodato dalla stam­pa e dai più eminenti letterati, a lui contemporanei.
Fra le numerose sue composizioni poetiche, vengono a buon diritto ricordati :

i°) I Tre Dolori, lavoro fine, castigato, pieno di profondo sentimento, da cui mirabilmente si sente emanare tutto lo stra­zio dell’animo del poeta stesso, affranto per la morte del padre, della madre e della moglie. Ne curava la pubblicazione a Messina l’anno 1900 l’Editore Vincenzo Muglia.

2°) Squarci della Bibbia.

Riesce assai mirabile il poeta nel tradurre in versi, con lim­pida chiarezza, i vari brani del Deutoronomio, del 2° Libro dei Re, del Libro del Profeta Nahum, dei Vangeli di S. Matteo, di S. Luca, delle Epistole di S. Paolo e di S. Giacomo Apostolo.

Ne faceva eseguire la pubblicazione in Acireale presso la Tipografia Umberto I — l’anno 1905.

Di tale saggio poetico ci piace riprodurre qui il Magnificat, il tratto dell’Evangelo del Samaritano e una dell’Epistole di S. Paolo.

 Ignazio Drago (vivente)

Ha iniziato la sua carriera letteraria col dare alla luce nel­l’anno 1918 presso la Tipografia Nazionale di Catania : Faville - Versi.

Molte e svariate sono le sue pubblicazioni per cui ha ri­scosso il plauso e la sincera ammirazione da personaggi auto­revolissimi e dalla stampa più accreditata.

Piace qui riportare i seguenti versi, tratti dal Settimo gior­no, da lui pubblicato nel 1932 presso « La Libreria
Nazionale » di Tunisi.

Fratello

Sono entrato in tutte le case dei vivi
dove tu pure vivesti,
per cercarti,
e ho inteso che
tu eri morto.

Oggi sono entrato nelle case dei morti
nelle piccole case silenziose
dove ogni morto
ha un cantuccio che appena gli basta
e non si lamenta d’essere povero.